Chi Siamo

Come lavoriamo

La nostra équipe lavora con un continuo scambio di informazioni tra chi lavora con i genitori e chi lavora anche con il bambino, quando è opportuno in base alla diagnosi.

I genitori (a volte solo il genitore più disponibile) seguono una regolare psicoterapia con due distinti psicoterapeuti, per fornire loro gli strumenti per comprendere le esigenze del bambino, affrontare e modificare le loro idee e dimensioni non coscienti anche utilizzando le problematiche che emergono nel lavoro con il figlio. Al bambino, quando è necessario, viene offerto uno spazio per poter contare su un ascolto e risposte adeguate alla sua sofferenza espressa attraverso il sintomo.

  Questo che potremmo chiamare un nuovo setting però non deve essere confuso con l’approccio sistemico relazionale che prevede l’interazione in una stessa seduta di tutto il nucleo famigliare. Questa esperienza ci viene riferita da molti genitori che spesso hanno dovuto seguire questo approccio, perché proposto in molti centri di neuropsichiatria infantile. Le dinamiche che si attualizzano quando in uno stesso incontro sono presenti bambini, adolescenti, genitori e nonni, sono a volte ingestibili, anche se condotte da un preparato professionista.

Il nostro approccio è ben diverso perché si basa su un’altra base teorica che pone al centro della psicoterapia l’individuo che deve affrontare i suoi personali problemi. Tuttavia nei disturbi dei bambini indirizziamo il focus del lavoro sul vissuto del genitore nei confronti del figlio che evidenzia il sintomo . Questo approccio si spiega perché è necessario rispondere alla domanda che è centrata sul bambino ma che viene subito indirizzata alla relazione che il figlio vive nella sua famiglia.

Dunque per i disturbi ad insorgenza nell’infanzia il nostro approccio clinico ha dimostrato da tempo la sua efficacia e permette ai genitori di vedere rapidi miglioramenti del sintomo nel figlio, motivandoli a proseguire la  psicoterapia finalizzata a conoscere la loro realtà non cosciente e a realizzare un più profondo e duraturo cambiamento della loro relazione genitoriale .

La nostra associazione si avvale della partecipazione di numerosi soci che con varie competenze collaborano attivamente ai nostri progetti.

La nostra équipe è formata da :

  Direttore sanitario: Dott.ssa Adriana Bembina, medico- psicoterapeuta.

–  1 medico psicoterapeuta.

–  2 psicologi psicoterapeuti.

–  1 neuropsicomotricista.

–  2 educatori di comunità.

–  4 insegnanti di scuola primaria, secondaria di primo e secondo livello

–  1 avvocato matrimonialista.

–  1 ricercatore dell’Istituto superiore di Sanità

La poesia per una mamma

Di seguito riportiamo una poesia scritta da una figlia che adesso sa come le donne  potrebbero essere madri :

Credo che…

Avere un figlio non significa avere qualcuno con cui parlare, ma qualcuno da ascoltare.
Avere un figlio significa saper riconoscere e gioire del fatto che è come avere un diamante, è per sempre e per sempre brillerà più di te.
Avere un figlio è saper guardare un fiore che sboccia senza sentire il bisogno di toccarne i petali appena nati.
Avere un figlio non significa poter finalmente realizzare la propria vita, ma come per l’amore, saper gioire della realizzazione della vita altrui.
Avere un figlio non significa educarlo ma ammirarlo educarsi e imparare come si fa.
Un figlio non vuole risposte, fa domande, le risposte se non le sa già sa perfettamente come trovarle, vuole solo essere sicuro che tu sappia cosa ti ha chiesto.
Non si può provare ad avere un figlio, si può imparare, a patto che si impari prima a sbagliare e ad ammettere con onestà i propri errori.
Si può imparare ad avere un figlio, così come si impara a nuotare, ti devi buttare in acqua, e non puoi dare la colpa all’acqua se non sai nuotare.
Avere un figlio non è prestargli la vita è dargliela.
Dare vita a un figlio non è come dare qualcosa a un amico, quindi non implica aspettarsi gratitudine per averlo fatto.
Avere un figlio non significa aspettarsi qualcosa da lui, ma avere la certezza che darà tanto.
Avere un figlio significa avere la certezza che non gli si insegnerà nulla, ma si imparerà da loro almeno tanto quanto loro impareranno da noi.
Avere un figlio non sistema le cose, e se lo fa allora lo hai condannato.
Avere un figlio significa sapere essere felici che pretenderà, perché lo fa solo nel momento in cui ti fa l’onore di pensare che ciò che pretende non è impossibile.
Avere un figlio significa essere consapevoli che la cosa peggiore che potrai fargli e farti è deluderlo.
Avere un figlio non significa avere un nuovo amico, ma avere l’onore di conoscere qualcuno che resterà per sempre uno sconosciuto.
Avere un figlio non significa avere qualcun altro da compiacere, o di cui soddisfare i bisogni, ma significa avere la possibilità di imparare quanto hai e puoi dare.
Avere un figlio implica sapere che per un po’ sarai il riferimento di una persona che non ha mai visto il mondo e che impara a scoprirlo anche attraverso di te.
Avere un figlio implica non dimenticare che lo si è stati.
Avere un figlio non è un traguardo, è una linea di partenza.
Dare ad un figlio è come fare un regalo ad un’amante, scegli la cosa più bella per lei e glie la doni con la consapevolezza che ne sarà felicissima, ma non ti sogneresti mai di dirle quanto l’hai pagata.
Avere un figlio significa sentire di volerlo proteggere… anche da te.
Avere un figlio implica sapersi fidare, soprattutto di te stesso.
Decidere di avere un figlio significa essere in grado di guardarsi allo specchio e ammettere con se stessi se si è veramente coscienti di cosa implica e si è disposti ad accettarlo.
Avere un figlio implica sapere con certezza che non è parte di te, ma ti sarà solo vicino per un po’ di tempo.
Avere un figlio significa saper accettare a priori che non avrai alcun diritto su di lui, ma lui su di te… perché non ha mai chiesto di essere messo al mondo.

Avere un figlio non è un contratto… è una dichiarazione di amore.

Grazie a una storia.

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